Oceano Atlantico, al largo di Terranova, 14 aprile 1912: il transatlantico Titanic, definito unsinkable (inaffondabile), entra in collisione con un gigantesco iceberg che ne squarcia profondamente la fiancata. E’ l’inizio della tragedia.
Tra i circa 40 nostri connazionali a bordo, per lo più imbarcati tra l’equipaggio, pochissimi viaggiavano con la qualifica di passeggero: e proprio uno di questi è riemerso dal passato attraverso le pagine ingiallite di un fascicolo della serie Affari sfogati dal sindaco, datato 1913 e conservato presso l'Archivio storico del Comune di Firenze (collocazione CF 4742). Il Ministero della Marina mercantile ed il Consolato italiano a Londra chiedono al primo cittadino, marchese Corsini, gli esatti dati anagrafici di un italiano perito nel più celebre naufragio della storia, necessari a chiudere definitivamente l’affare lettera A, n. reg. 1261 dell’ anno 1913.
Il nome è quello di Emilio Mangiavacchi (anche se in quasi tutte le liste passeggeri risulta registrato come Serafino Emilio), nato a Bibbiena il 16 agosto 1864, un padre pretore ed una vita quanto meno avventurosa. Emigrato in Cile nel 1890, vi resta fino al 1902, lavorando per le ferrovie locali e contemporaneamente prestando servizio come pompiere volontario presso la Cuarta Compania de Bomberos di Concepciòn. Nel 1903 torna in patria, a Firenze, e qui incontra la futura moglie, Nella, originaria di Sovicille: il loro primogenito nasce ancor prima del matrimonio, poi le nozze ed infine ancora l’America, stavolta quella del Nord. A New York il nostro eroe trova un buon posto in banca, che gli frutta il rispettabile stipendio di 100 dollari al mese, mentre la famiglia cresce: l’inizio dell’anno 1912 vede Nella incinta per la quarta volta, mentre Emilio si appresta a tornare temporaneamente a Firenze per motivi di salute e per regolarizzare definitivamente il riconoscimento del primo figlio. L’atto notarile relativo porta la data del 29 marzo: mancano solo pochi giorni all’incontro col Titanic. Emilio ha solcato il mare più volte, su navi certamente importanti, ma un transatlantico di quella stazza è un’emozione anche per lui. Tanto più che a bordo si trova addirittura un ufficio postale, da cui i passeggeri potranno spedire messaggi grazie al nuovo telegrafo senza fili inventato da Guglielmo Marconi: e proprio Emilio, nel 1903, aveva tradotto in spagnolo una conferenza dello scienziato per conto del quotidiano cileno El Sur.
Nella giornata del 15 aprile l’ansia, nella casa di New York, cresce col passare delle ore. Nessuna traccia della nave attesa in porto. E le prime, frammentarie notizie di un disastro dalle proporzioni inimmaginabili. La piccola Maria Emilia –che non conoscerà mai suo padre- nascerà tre mesi più tardi, ed alla fine del 1912 si trasferirà con tutta la famiglia a Firenze: mentre la vedova Mangiavacchi si ricongiungerà al compagno della sua vita a 48 anni esatti dalla scomparsa di lui, il 14 aprile 1960.