Sinonimi di devastazione e ricordate come protagoniste dell’ottava piaga d’Egitto, le cavallette sono state oggetto di relazioni e studi da parte di naturalisti e scienziati del ‘700 per alcuni episodi di danneggiamenti e invasioni delle Maremme, del Principato di Piombino e del Granducato di Toscana.
Tra le pagine di alcuni libri antichi del fondo di Romualdo Cardarelli siamo venuti a conoscenza di una calamità che perdurò dall'anno 1711 al 1716 e interessò tutte le campagne di Piombino, Scarlino e Suvereto.
Celiferi, comunemente noti come locuste, cavalette o grilli, invasero e danneggiaro le campagne toscane.
Tutto ebbe inizio il 23 giugno 1711 alle ore 18 circa, come raccontano alcuni abitanti del territorio di Piombino:
«[...] dalla parte del Mare comparir sopra quelle campagne uno stuolo immenso delle predette Locuste volanti per l'aria, così folto, ed opaco, che poteva oscurare il Sole, a guisa di una densa nube, il quale folto stuolo d'insetti fu da loro veduto incontinente posarsi, e spargersi sopra quella campagna, occupando, e cuoprendo un assai largo paese. [...]»
Una delle cause di questa ondata migratoria di locuste, provenienti dal continente africano, pare essere stata attribuita al clima secco, molto afoso e a un vento favorevole nonostante scrittori del tempo parlino di prodigi piuttosto che di eventi naturali.
Sembra comunque che questi animalucci prediligessero il promontorio di Piombino perchè qui era il luogo dove prolificavano, specialmente a Vignale.
L'interesse a cercare soluzioni da parte sia degli abitanti del Granducato che degli abitanti dello Stato di Piombino giunse solo nel 1715 quando l'invasione delle locuste si estese per circa 70 miglia sul territorio.
Un rimedio praticato da molti uomini in vari luoghi fu di distruggere le uova agitando con la zappa la terra e introdurre il pascolo dei maiali. Col tempo furono aiutati anche dagli uccelli, specialmente Storni e Corvi.
Allo stesso tempo, considerate un vero e proprio flagello di Dio dalla Chiesa, i vescovi delle diocesi di Massa, Siena, Volterra e Grosseto, proponevano orazioni e penitenze, l’intercessione dei santi, gli esorcismi, le opere di pietà:
«[...] Secondo che dice San Tommaso, per doppia guisa, si procede contro le bestie, che fanno danno, una per mezzo delle preci, che si porgono a Dio, l’altra coll’imprecazioni, e colle compulsioni, che si dirigono contro gli spiriti immondi e tutti e due questi modi son quelli, che si pongono in uso allorquando per giusti decreti della sapienza increata, gl’infetti dispergitori delle raccolte, devastano le campagne [...]»
Per le piccole locuste già nate furono usate delle tende bianche, ordinariamente utilizzate per le reali cacce, distese sul terreno in attesa della posa delle locuste e successivamente chiuse, sbattute e incendiate in sacchi. Una vera e propria caccia alla cavalletta! con tanto di premio retribuito. Nelle campagne di Piombino, Suvereto, Sassetta e Campiglia sotto la direzione del Sig. Camillo Cartei furono raccolte 113.217 libbre di cavallette.
Di questo evento rimane memoria in un libretto che comprende le relazioni di studiosi designati dall'allora Granduca Cosimo III incaricati di studiare la natura, la proliferazione di questi insetti e i modi per demolirli e la “Relazione delle devozioni ed opere di pietà che si son fatte nell'Anno 1716 per ottenere da Dio la grazia di discacciare le cavallette che infestavano le Maremme di Pisa, di Siena e di Volterra” di cui pubblichiamo alcune immagini.