Anche quando l’isola d’Elba, dopo secoli di tripartizione fu interamente riunita sotto il governo francese, i bambini abbandonati, trovatelli o meglio, gettatelli appena nati, perpetuando la tradizione dell’epoca granducale, venivano affidati alle nutrici per il tempo dell’allattamento. Furono introdotti, però, alcuni elementi fortemente innovativi: si costituirono a Portoferraio due istituti di pubblica beneficenza: un Ospizio per “gettatelli” in comune con le altre Mairies dell’isola e l’Ospedale Civile con funzione allargata anche all’assistenza ai poveri della città. L’istituto di beneficenza dei Gettatelli era presieduto da una Commissione che valutava la possibilità di restituzione del bambino abbandonato alla madre che ne avesse fatto richiesta. L’avvento del governo francese non solo portò profondi cambiamenti nell’amministrazione pubblica ma provocò, in modo particolare a Portoferraio, capoluogo e sede di tutte le principali istituzioni, un ingente incremento della popolazione, con un conseguente aumento del numero dei “gettatelli”. Una storia particolare emerge in un faldone conservato nell’Archivio Storico del comune di Portoferraio, relativo agli anni 1808-1811. Qui è stato conservato un piccolo involucro di carta con una scritta in francese di cui riportiamo la trascrizione: “Foglietto contenente una treccia di capelli trovato addosso ad un bambino abbandonato chiamato Charles Jules César e trascritto nei Registri degli Atti di nascita il 22 agosto 1807 al n. 117 “. All’interno del piccolo involucro di carta, ben ripiegato, un altro foglio, anch’esso in francese: “A Porto Ferraio (Isola d’Elba) Il ventidue del mese d’agosto del milleottocentosette alle due del pomeriggio è nato Charles Jules César M. Avverse circostanze obbligano il padre e la madre ad affidare momentaneamente questo bambino a delle mani straniere. Quando la sua età non esigerà più le primarie cure maternali che si devono all’infanzia, suo padre ha una treccia di capelli e uno scritto conformi in tutto ai presenti, che saranno esibiti quando desidererà riprendere il suo bambino. Questo rappresenterà la prova del riconoscimento. Il Padre prega il signor Maire di affidarlo ad una persona che possa prodigargli la tenerezza e le cure maternali di cui quest’innocente si trova privato nel momento in cui gli sono più necessarie. M: M:”. Avvolta nel foglio si trova una sottile e lunga treccia di capelli neri, verosimilmente appartenuta alla madre del bambino. La particolarità della storia di quest’ oggetto è data innanzi tutto dal contenuto del foglio, nel quale si fa esplicita menzione ad ambedue i genitori e alla loro condizione di stranieri. Normalmente i bambini nati da rapporti non legittimati erano abbandonati dalle sole madri che in molti casi, volutamente, non producevano alcuna traccia che potesse ricondurre alla loro identità. In questa circostanza invece, è addirittura il padre a scrivere il biglietto manifestando in più punti una paternità consapevole e responsabile. Innanzi tutto, dà al bambino un nome seguito dall’iniziale del proprio cognome apponendo quest’ultima, insieme a quella del proprio nome, in calce alla lettera. In secondo luogo, ancora il padre sottolinea in più punti la drammaticità delle circostanze che lo costringono all’abbandono facendo sì che emerga l’ineluttabilità della scelta. Eppure, dal 1805, secondo le leggi francesi, era stato introdotto in Toscana un regolamento che permetteva l’introduzione nell’ospedale dei gettatelli, per il periodo dell’allattamento, anche di figli legittimi in caso di estrema indigenza dei genitori o di grave malattia della madre. In questo caso, quindi o i genitori ignoravano il provvedimento oppure non potevano riconoscere legalmente il figlio. Il bambino in questione è presente nel Registro “Naissance 1807” ma la lettura di questa fonte non aggiunge elementi particolarmente significativi. Si viene a sapere che davanti all’Ufficiale Pubblico dello Stato Civile del Comune e Cantone di Portoferraio, Dipartimento dell’isola d’Elba “… è comparsa Maria Antonietta Marini, nativa della Comune di Rio, domiciliata a Portoferraio di sessantatre anni, levatrice (sage femme) di professione, la quale ci ha dichiarato che il 22 di agosto alle tre del pomeriggio, ha trovato davanti alla porta di casa, situata in via della Fonderia al numero 37, un bambino vestito d’una camicina bianca. Dopo averlo visitato …. gli ha trovato addosso un biglietto nel quale era contenuta una treccia di capelli neri………. Dopo aver inscritto il bambino sotto il nome di Charles Jules César, abbiamo ordinato che fosse affidato alla donna Annunziata Losi, nutrice…”. Negli atti dello Stato Civile, l’iniziale del cognome non è più presa in considerazione; Charles Jules César sarà d’ora in poi figlio di genitori incogniti finché qualcuno non porterà alle autorità l’oggetto di riconoscimento.
L’aver ritrovato dopo duecento anni, la treccia di capelli neri e la lettera che avrebbero dovuto rappresentare il segno di riconoscimento, ci fa dedurre, non senza malinconia, che il ricongiungimento familiare non sia mai avvenuto.