Seguendo la nuova numerazione civica fu effettuato nel 1810 il Censimento generale della popolazione dei tre dipartimenti, che era stato deliberato dalla Giunta di Toscana il 29 dicembre 1808. Il maire incaricò di tale censimento i commissari di polizia il 20 marzo 1809, inviando loro una circolare in cui descrisse quali fossero gli obiettivi della rilevazione e le modalità con le quali dovesse essere condotta. Secondo quanto prescritto dalla deliberazione del 16 dicembre 1809 (“anzi 14 dicembre”) i commissari furono coadiuvati da “probi e capaci cittadini”, che “per togliere qualunque incomodo e molestia agli abitanti, per non disturbarli dalle loro occupazioni e lavori, e per facilitare l’operazione senza tumulti, e con metodo uniforme” si recarono di casa in casa per ricevere le dichiarazioni, annotando su apposite cartoline individuali i dati che poi furono ricopiati in sette enormi registri rilegati in pergamena.
Questa imponente e preziosa fonte di notizie storiche rimase ignorata per lungo tempo, ma sopravvisse agli eventi succedutisi fino all’inizio del secolo successivo, quando nel 1916 il capo dell’Ufficio di statistica Ugo Giusti li notò mentre erano su un camion di carte destinate al macero e li mise in salvo.
Grazie a questo salvataggio oggi possiamo osservare da vicino come sono strutturati i registri. La rilevazione procede per numero civico annotando il nome della strada e per ogni nucleo familiare: il numero di casa, il numero di famiglia e di testa, il cognome e nome della persona, i nomi del padre e il nome e cognome della madre, la data e il luogo di nascita, il tempo di dimora, la professione, lo stato (maritato, vedovo, celibe), la pigione annua o valore locativo della casa, lo stato economico (ricco, benestante, comodo, povero, indigente), la causa di eventuale assenza, le osservazioni.
I sette registri – oggi nove perché uno dei sette è stato restaurato e suddiviso in tre unità per motivi di conservazione - presentano varie annotazioni ed aggiornamenti, relativi per lo più a spostamenti di nuclei familiari, fino al 1812. Sono frequenti le diciture “la di contro famiglia ha scasato”, “non ci sta più”. Questa è una delle caratteristiche per le quali la rilevazione non può in effetti considerarsi un vero e proprio censimento: la scienza statistica moderna assegna infatti tale definizione a rilevazioni che siano dirette, nominative, universali, simultanee e periodiche. Le informazioni presenti sui registri furono invece trascritte dalle cartoline; fu censita non la popolazione presente ma quella residente (eccetto alcuni conventi e ospedali); il censimento successivo fu effettuato nel 1841.
Il censimento napoleonico rimane tuttavia un documento di eccezionale valore storico, che permette di elaborare i dati in esso contenuti per ottenere informazioni di tipo demografico, economico e statistico sulla Firenze dei primi dell’Ottocento. Di grande interesse è anche l’aspetto linguistico, ad esempio per le molteplici forme e denominazioni dei vari mestieri che esso raccoglie. Un ulteriore elemento di grande rilevanza storica consiste nel fatto che esso include le oltre 120 famiglie israelitiche abitanti nell’Isola del Ghetto, corrispondente ai numeri civici 855-870, restituendoci così una precisa fotografia di quella che era la situazione, al tempo di Napoleone, in una zona di Firenze ormai scomparsa.
I motivi della rilevazione furono sia di ordine fiscale (in applicazione della legge del 23 novembre 1808 sulle finanze dell’impero) ovvero legati alla verifica della popolazione di ogni provincia imperiale, che militari e di coscrizione. Inoltre, applicando la legge del 19 e 22 luglio 1791 che prevedeva la formazione dei registri civici da parte delle comunità, si cercò non solo di uniformare i criteri di rilevazione dei dati anagrafici ma anche di fare in modo che l’autorità ecclesiastica non ne fosse più l’unica depositaria: fino ad allora infatti le parrocchie conservavano ed aggiornavano come abbiamo già visto, oltre ai registri delle nascite, morti, matrimoni, anche gli “stati delle anime”. Nel 1806 vennero istituiti gli uffici di Stato civile e nel 1809 il Ruolo generale della popolazione: la dominazione francese portò alla centralizzazione istituzionale delle rilevazioni anagrafiche e di stato civile e alla produzione di relativa documentazione di tipo “laico”.
Con la Restaurazione furono soppresse molte delle riforme amministrative del periodo francese, e scomparso il maire, che aveva le funzioni di ufficiale dello Stato civile, l'attività tornò nelle mani delle parrocchie. Fu istituito però un Ufficio dello Stato civile centrale con sede a Firenze, che teneva i registri e compilava le statistiche demografiche per l’intero granducato. Si occupò anche del censimento del 1841, che fu il primo rilevamento che tentava di descrivere la popolazione toscana nel suo complesso. Con l'Unità d'Italia, il compito di tenere i registri di nascite, matrimoni e morti fu assunto dai singoli comuni.