Il successivo terrilogio riguarda i beni stabili dell op[er]a di S. Piero di Castelnovo fatto con la permis[sio]ne del rever[endissi]mo sig[nor] vicario foraneo di Garfag[na]na arcipr[e]te di Castel[nuo]vo dottore del’(sic)una e l’altra legge d[on] Giusep[p]e Bertagni e p[er] ordine del’(sic)oper[ai]o Franc[esc]o Antonio Giannotti. 1737.
Il terrilogio, opera del cartografo Domenico Cecchi di Castiglione, è dotato di una coperta coeva in pelle e si compone di cinquantuno carte numerate e utilizzate sia sul recto che sul verso. L’assetto è più elaborato e articolato rispetto al terrilogio di due secoli prima; l’inchiostro è policromo.
Il registro si apre con una dichiarazione con cui il Cecchi fornisce alcune informazioni di carattere tecnico riguardo le misurazioni, effettuate in parte da lui e in parte dai sacerdoti Pietro e Domenico Pierotti di Antisciana. Le misure sono state calcolate e ricondotte alla catena divisa in tre pertiche di braccio comune di Castelnuovo (il braccio di Castelnuovo misurava circa 60 cm).
La prima immagine, bella ed elaborata, si distingue da quelle seguenti in quanto raffigura una prospettiva del Duomo di Castelnuovo. Il Cecchi rappresenta la chiesa sia nella sua veste esterna, sia all’interno, immaginando quasi di scoperchiare il tetto per distinguere gli ambienti dell’edificio: il cimitero, il coro con la pietra sacrata dell’altare, la sagrestia, le navate con le sue colonne e i dodici altari, i cortili, i passi, la canonica, il campanile, la canonica del cappellano e una piccola “bottega” a suo fianco.
Seguono poi gli appezzamenti di terreno che arrivano al numero di cinquantasette. Sul recto del foglio si trova la pianta del bene descritto, con dovizia di particolari e decorazioni: i confini sono tracciati o tramite linee rette, o disegnando le strade e i corsi d’acqua. Negli appezzamenti circostanti sono trascritti i nomi dei proprietari. La pagina è aperta da un cartiglio molto grande con il nome della cittadina, ed è circondata da piccoli tronchi d’albero riportanti i punti cardinali, contrassegnati dalle lettere alfabetiche M(eridione), S(ettentrione), L(evante), P(onente). Se sull’appezzamento sono presenti manufatti come case o capanne, essi vi sono rappresentati. Sul verso della carta si effettua una descrizione verbale del bene, che ne indica l’ubicazione, la natura del terreno (terra selvata, campiva, prativa, ortiva), le piante che vi si coltivano (gelsi, viti, castagni, canapa, frutti), i manufatti che vi si trovano (capanne, metati, case, casamenti, aie) e, di altra mano, il nome del conduttore e gli estremi del contratto di livello .
In chiusura, sono presenti un “Repertorio dei nomi delle Terre” e un “Repertorio dei conduttori”.