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L'Archivio Contemporaneo "Alessandro Bonsanti" del Gabinetto G.P. Vieusseux

Autografo di Aldo Palazzeschi

Gabinetto G.P. Vieusseux - Archivio Contemporaneo "Alessandro Bonsanti"

Indirizzo: Via Maggio 42 - 50125 Firenze

Telefono: 055 290131

Indirizzo e-mail: archivio@vieusseux.it

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Questo testo è tratto da L'Archivio Contemporaneo "Alessandro Bonsanti" del Gabinetto G.P. Vieusseux, a cura di C. Del Vivo e G. Manghetti, in «Quaderni di Archimeetings», n. 1, 2004.

Puoi trovare la versione integrale in formato pdf sul sito ANAI Toscana

 

 

L’Archivio Contemporaneo "Alessandro Bonsanti” è nato nell'ambito del Gabinetto G.P. Vieusseux con lo scopo di raccogliere documenti e carte di personaggi del mondo della letteratura, dell'arte, della musica, della cultura del Novecento in genere.

Alessandro Bonsanti, direttore del Gabinetto dal 1941 al 1980, aveva incoraggiato nel secondo dopoguerra la raccolta di nuclei di documenti e carteggi attinenti Giovan Pietro Vieusseux e il mondo ottocentesco che a suo tempo aveva frequentato l'Istituto da lui fondato; nel 1974 l'interesse si aprì al secolo in corso, quando venne lasciato al Gabinetto un insieme di carte appartenute al pittore Ottone Rosai. Fu uno dei primi Fondi del futuro Archivio Contemporaneo, costituito formalmente nel 1975 in base a due principi ispiratori: la conservazione separata dei Fondi, e l'estensione del termine archivio a documentazione di altro genere. Dopo una prima permanenza in Palazzo Strozzi, nel 1980 l’Archivio si trasferì nel trecentesco Palazzo Corsini Suarez.

Anche dopo la scomparsa di Alessandro Bonsanti i lasciti proseguirono e si moltiplicarono, sotto forma di deposito, di comodato, di donazione, di legato testamentario. Sin dalla nascita dell'Archivio Contemporaneo fu chiesto da parte di alcuni eredi di personalità della cultura, di poter depositare, insieme alle carte d'archivio, i libri della biblioteca o addirittura mobili, arredi e oggetti privati del loro congiunto; ciò ha permesso di mantenere anche fisicamente, per quanto possibile, la nuclearità dei materiali di uno stesso soggetto produttore: ricostruendo, ad esempio, alcuni aspetti dello studio o comunque dell'ambiente di lavoro del letterato o dell'artista.

I Fondi raggiungono attualmente il numero di oltre centoquaranta; al loro interno, la letteratura italiana ha il sopravvento e resta il tema principale dei nuclei documentari, anche se non mancano archivi di personalità legate al mondo dell'arte, del teatro, della musica o del mondo politico.

È difficile dare una descrizione esauriente di un patrimonio tanto vasto. Seguendo alcuni fili logici si può, per esempio, ripercorrere la sequenza dell'ingresso al Gabinetto Vieusseux dei vari nuclei documentari. Così incontriamo il Fondo de Larderel Viviani della Robbia che, con le sue sezioni relative ai Lefort d'Autruy e ai Mirafiore, si configura come un esempio classico di archivio di famiglia; il Fondo Luigi Dallapiccola, che documenta minuziosamente l'articolata attività musicale del Maestro, compositore, ma anche drammaturgo, pianista e concertista, direttore d'orchestra, didatta, saggista; i Fondi dedicati ad Arturo Loria, prosatore a un tempo realista e fantastico, e alla rivista "Letteratura”. Tra i primi archivi approdati al Gabinetto il Fondo Orvieto si distingue senza alcun dubbio per l'entità dei carteggi inviati al periodico "Il Marzocco", il numero dei manoscritti, editi e inediti, di Angiolo Orvieto, poeta e promotore culturale della Firenze del primo Novecento, i materiali aggregati relativi alla moglie Laura ed allo zio Alberto Cantoni, la ricchezza della biblioteca di Adolfo Orvieto.

Se, invece, si decide di seguire il filo del richiamo ad un'epoca, con le sue idee ed aspirazioni, rimanendo, per esempio, agli anni del "Marzocco", immediate emergono le carte di Angelo Conti, critico d'arte e scrittore vicino a D'Annunzio, o le fotografie, accompagnate da lettere di commissioni o di amicizia, del fotografo Mario Nunes Vais. Cosi come, per il dibattito culturale respirato negli anni Trenta attorno ad un'altra rivista fiorentina, "Il Frontespizio", i Fondi Carlo Betocchi, Arrigo Bugiani, Domenico Giuliotti, Nicola Lisi rappresentano una rara miniera documentaria. E sempre nello spirito del richiamo ad un clima, questa volta cosmopolita della Firenze del primo Novecento, i manoscritti, la corrispondenza, le moltissime incisioni e disegni relativi alla rivista "The Mask", conservati nel Fondo dell'attore e teorico del teatro Edward Gordon Craig, costituiscono un tassello importante di un puzzle a cui contribuiscono anche le carte della sua compagna, Dorothy Nevile Lees, e, di alcuni anni antecedenti, della gentildonna Angelica Pasolini dall'Onda, che dette vita a Firenze, nella seconda metà del XIX secolo e l'inizio del XX, ad un colto e raffinato salotto.

Di più immediata e facile lettura può essere, infine, un criterio per materia, enucleando i numerosi archivi sulla base delle discipline rappresentate: dalla critica letteraria, filo rosso per Fondi quali, ad esempio, Emilio Cecchi, Giacomo Debenedetti, Giuseppe De Robertis, Ruggero Jacobbi, Oreste Macrì, Ferruccio Masini; alla narrativa, per le carte, tra le molte, di Stefano D'Arrigo, Giuseppe Dessi, Carlo Emilio Gadda, Clotilde Marghieri, Guglielmo Petroni, Vasco Pratolini, Mario Puccini, Francesca Sanvitale, Alberto Savinio, Enzo Siciliano, Mario Tobino, Federigo Tozzi; dalla poesia, per archivi come quelli di Giorgio CaproniPier Paolo Pasolini, Giuseppe Ungaretti; alle arti figurative, limitandosi a ricordare i Fondi Renato e Rosa Birolli, Mario Mafai e Antonietta Raphaël, Bruno Saetti, Orazio Toschi; al teatro, esemplificato al meglio nell'archivio privato di Eduardo De Filippo.

Nell'ambito di una casistica tanto variegata sono peraltro presenti Fondi difficilmente riconducibili ai criteri sopra riportati, ma comunque di grande rilievo culturale. E il caso, per esempio, di un ricco insieme di onorificenze, compreso il premio Nobel, ricevute da Eugenio Montale e da questi lasciate, per legato testamentario, al Gabinetto Vieusseux, di cui, come è noto, fu direttore dal 1929 al '38. Anche in questa occasione, tuttavia, è possibile ricondurre tale nucleo ad una altro piccolo ma importante Fondo intitolato a Irma Brandéis, Clizia, musa ispiratrice del grande poeta che la conobbe proprio in quegli anni fiorentini.

Il riordino di ogni Fondo viene affrontato singolarmente. Le caratteristiche dei Fondi hanno consigliato fino dai primi anni, subito dopo la stesura di elenchi di consistenza, una descrizione archivistica analitica a livello di singolo documento, avvenuta inizialmente in cartaceo e poi in versione informatizzata. A partire dalla seconda metà degli anni '80 è stata infatti definita una banca dati in costante aggiornamento; procede inoltre, su progetti specifici, la digitalizzazione degli autografi dei Fondi, al fine di realizzare un sistema integrato in grado di collegare l'immagine di ogni documento alla sua descrizione archivistica.

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