Passano i mesi fino a quando, a fine estate, il direttore del Museo imperiale esprime il suo rammarico proprio in merito all’opera del Lippi. E’ l’ 11 agosto 1812, infatti, quando il Denon scrive all’Alessandri lamentandosi dell’ opera, da lui giudicata mediocre e piena di ritocchi e grasso. Perché, chiede il Denon, egli non è stato informato che il quadro era danneggiato? Che vogliate infatti che io ne faccia? Posso io situarlo nella collezione Imperiale, e d’altronde la restaurazione, ne è ella possibile? Perché non mi avete voi avvertito, allorché voi mi proponeste questo quadro, che egli era in cattivo stato, io vi avrei espressamente invitato a non spedirlo per evitare delle spese gravose di trasporto […]. Voi concepirete bene signor cavaliere che io non posso contentarmi di questo quadro. Continua dicendo che la fama di un artista fiorentino così illustre quanto Frà Lippi è troppo grande perché io possa permettermi di denigrarla esponendo sotto il suo nome un’opera mediocre, e la quale sebbene di quest’autore, si trova ricoperta di ritocchi, e d’oglio grasso impossibile a levarsi. Io vi invito dunque espressamente a spedirmi quello dell’Accademia rappresentante la Vergine, il Bambino Gesù e sei Santi in adorazione, ed io vi rimanderò se voi lo desiderate quello che mi avete spedito. Vi sarà facile signor Cavaliere rimpiazzare questo quadro con uno dei due del medesimo frà Lippi che si vedono nella Chiesa di Santo Spirito (AABBAA, 8.1/8, cc. 63-67). In sostanza, conclude il Denon, siccome per il Museo dell’Imperatore si richiede una buona opera e ben conservata di frà Lippi, che sia spedita quella con la Vergine, il Bambino e sei Santi in adorazione (cioè la Pala Barbadori) e lui restituirà quella avuta.
L’Alessandri giustifica il suo operato rispondendo che del Lippi ha inviato la tavola di Prato, da dove il pittore era fuggito proprio con la monaca che aveva ritratto in quel dipinto come modello: è quell’Opera di Lui che tanto interessa la storia dei suoi trasporti amorosi citata dal Vasari […] dove si fa menzione di tal quadro nel quale vi è il ritratto, sotto la figura della Vergine, della Monaca che Egli rapì e dal qual fatto nacque il celebre Filippino Lippi. A proposito dei cattivi ritocchi, inoltre, l’Alessandri aggiunge che questi non sono un problema e precisa che, sebbene il pittore Sampieri si fosse offerto di ripulire il dipinto, lui stesso aveva preferito non intervenire per non alterarlo, persuaso che in Parigi si sarebbe potuto fare altrettanto. Conclude scrivendo che spedirà il quadro richiesto, rappresentante la Vergine, il Bambino Gesù ed i Santi in adorazione ma che desidera avere indietro quello che è stato recusato per il Museo (AABBAA, 5 settembre 1812, 8.1/8, cc. 70 - 75).
Il 30 settembre 1812, Giovanni degli Alessandri scrive ancora a Denon e lo rassicura in merito alla prossima spedizione di dodici quadri destinati alla collezione imperiale di Parigi: tra essi ci sarà anche la pala Barbadori (AABBAA, 30 settembre 1812, 8.1/8, c. 81).