Insegnare narrando storie. Per Laura Orvieto costituiva il modo di educare che ‘sapeva’ da sempre. Da sempre leggeva. Da sempre raccontava, ai cuginetti o ai piccoli amici, che non conoscevano ancora o conoscevano appena l’alfabeto, le vicende contenute nei tanti libri che avevano riempito e riempivano le sue giornate, che le permettevano di costruire un suo mondo. Dove poteva muoversi in libertà, poteva anche interpretare o modificare qualcosa. Le storie dovevano divertire ma anche coinvolgere, affascinare i più piccoli ma anche dare certezze per il domani.
Laura Cantoni aveva respirato la cultura sin da bambina. Nata a Milano nel 1876, era figlia di un bancario ebreo, originario di Pomponesco, in provincia di Mantova. Il padre Achille aveva partecipato nel 1866 alla Terza guerra d’Indipendenza come volontario garibaldino; pochi anni dopo aveva affidato la cura delle terre di proprietà nel mantovano al fratello maggiore e si era trasferito a Milano. Le sue passioni erano l’arte e le cose belle: visitava i musei, acquistava in gran numero sculture, quadri e tappeti; era diventato un esperto di antiquariato, soprattutto di oggetti orientali. Tutte passioni che, in famiglia, lo facevano considerare un tipo stravagante. Laura, una delle sue tre figlie, sin dall’infanzia amava i libri, prose e poesie. Aveva conosciuto Angiolo Orvieto da ragazzina, durante un breve soggiorno presso parenti fiorentini; si incontrarono di nuovo a Milano, nel 1897. Angiolo, già conosciuto come poeta, giornalista e fondatore del periodico culturale fiorentino “Il Marzocco”, poi diretto dal fratello Adolfo, stava per partire per un lungo viaggio intorno al mondo.